Avis - San Giovanni Valdarno

Una goccia di sangue 🩸può salvare una vita

Domande e Risposte

Donare il proprio sangue significa poter salvare vite umane e mettere a disposizione della collettività uno strumento prezioso e di insostituibile solidarietà umana. Donare il sangue è un atto volontario e non retribuito, che fa appello al senso civico di aiuto verso chi ne ha bisogno per vivere meglio e a volte solo per vivere.

Il sangue umano è un "bene" che, fino a oggi, malgrado le notizie circolanti sullo stato delle ricerche, è "prodotto" esclusivamente dal nostro organismo, e pertanto:

- nessuna struttura ospedaliera è in grado di assicurare alcuna terapia trasfusionale senza la preventiva disponibilità dei donatori;

- per lo stesso motivo, la disponibilità del bene sangue non dipende dal mercato, quindi non ha un prezzo economico;

- per le ragioni esposte, lo Stato non può che affrontare il problema e deve farlo con campagne di sensibilizzazione verso la popolazione e creare gli strumenti normativi per garantire la massima sicurezza possibile e l’ottimizzazione del sistema trasfusionale in tutte le sue articolazioni.

Per un adulto sano che si sottopone regolarmente alle valutazioni di idoneità la donazione non comporta alcun rischio. Esistono precise disposizioni che regolano la raccolta del sangue: la quantità di sangue che viene sottratta mediamente a ogni prelievo è minima ed è stabilita con Decreto Ministeriale in 450 centimetri cubi ±10%, e comunque in percentuale inferiore al 13% del sangue presente nell’organismo umano. L’intervallo tra una donazione di sangue intero e l’altra non deve essere inferiore a 90 giorni. La frequenza annua delle donazioni non deve essere superiore a 4 nell’uomo e a 2 nelle donne in età fertile. I controlli e le visite periodiche costituiscono inoltre medicina preventiva, a tutela dello stato di salute generale del donatore.

Chiunque abbia compiuto i 18 anni di età, abbia un peso corporeo non inferiore ai 50 kg e sia in buono stato di salute, può presentarsi presso la nostra Associazione o ad una presente nel nostro Valdarno per poter donare il proprio sangue. Chiaramente questi requisiti, non sono sufficienti per diventare un donatore. Una volta iscritto il candidato donatore verrà sottoposto a un colloquio e a una visita, da parte del medico, uniti ad accertamenti di tipo diagnostico e strumentale per verificare se vi siano controindicazioni alla donazione. In particolare esistono direttive europee, indicazioni della letteratura internazionale e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre a una precisa disposizione di legge, il decreto del Ministro della Sanità del 26 gennaio 2001 "Protocolli per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue e di emoderivati" che contempla tra i criteri di esclusione alla donazione del sangue, tutte le situazioni giudicate a rischio. Ciò al fine di garantire la salute del donatore e del ricevente.

I donatori periodici sono coloro che a intervalli regolari si recano presso le strutture trasfusionali per donare il loro sangue. Queste persone sono molto controllate dal punto di vista medico, in quanto costantemente sottoposte ad accurate visite e ad attenti controlli sul loro sangue. Poiché la loro scelta di donare è libera, non condizionata da altri fattori come quelli emozionali, risultano molto più affidabili dei donatori occasionali. Il ricorso ai donatori periodici consente inoltre:

- massima sicurezza possibile;

- maggiore programmazione della raccolta del sangue;

- possibile "conversione" dalla donazione tradizionale di sangue intero a quella differenziata mediante aferesi;

- gestione delle situazioni di emergenza;

- educazione sanitaria.

La donazione periodica non implica nessun processo di assuefazione nel senso scientifico del termine, ove per assuefazione si intende l’impossibilità di rinunciare alla pratica di determinati comportamenti (vedi assunzione di droghe), assumendo il termine, in questo caso, una connotazione negativa, che porti un danneggiamento psico-fisico per la persona. Nel caso della donazione di sangue esiste una regola di periodicità per garantire la sicurezza del sangue donato. Se la conseguenza a compiere questo atto di estrema solidarietà può essere quella di ripeterlo a scadenze regolari, questo non potrà che farci sentire meglio nel senso della gratificazione che si può provare nell’aiuto dato gratuitamente a qualcuno, avendo recuperato un valore umano prezioso.

Il sangue è composto per il 45% circa di cellule, la parte corpuscolata, e per il 55% circa di plasma, la parte liquida. Le funzioni del plasma sono numerose. Esso mantiene costante il volume di sangue circolante, dona ai tessuti e alle cellule sostanze prevalentemente di tipo nutritivo e di regolazione (ormoni, vitamine), raccoglie tutte le sostanze di rifiuto derivanti dal metabolismo delle cellule e le elimina attraverso i reni e il sudore, interviene nei processi di difesa immunologica e nella coagulazione. Oggi è possibile effettuare una donazione mirata (aferesi), cioè solo di alcuni componenti del sangue e, tra questi, il plasma (plasmaferesi). Nell’aferesi (termine greco che significa l’atto del "portar via"), attraverso l’uso di moderni apparecchi, i separatori cellulari, si ottiene dal sangue del donatore soltanto quella componente ematica di cui si ha necessità in quel particolare momento, restituendogli contemporaneamente i restanti elementi. Ciascun separatore cellulare separa il sangue che defluisce da un braccio del donatore trattenendo il componente ematico necessario e restituendogli il rimanente. Con il prelievo in aferesi si ottengono concentrati cellulari o plasmatici più ricchi e quindi più idonei per un’efficace terapia trasfusionale di supporto. Una volta raccolto, il plasma viene conservato, diversamente dal sangue intero e dai concentrati di globuli rossi, essendo congelato (se a temperatura inferiore a –30° C, può essere utilizzato per un periodo massimo di 12 mesi).

La nuova legge sulla donazione degli organi riconosce che, in mancanza di dichiarazione contraria, tutti i cittadini italiani sono potenziali donatori. Il numero di trapianti sull’intero territorio nazionale dovrebbe così incrementare. Ma questa legge potrebbe non produrre i risultati sperati se in Italia non aumenteranno le donazioni di sangue e non sarà potenziata la rete trasfusionale pubblica. È gravissimo che la carenza di sangue minacci l’effettiva applicazione di questa legge. La disponibilità all’espianto tenderà a crescere in maniera progressiva, ma è prevedibile che troverà difficoltà scontrandosi con la mancanza di scorte necessarie a fronteggiare l’aumento degli interventi chirurgici di trapianto.

Qual è il rapporto tra donazione di sangue e rischio di infezioni da malattie virali?', 'La trasfusione di sangue è un mezzo terapeutico indispensabile, ma non a rischio zero. Attraverso il sangue possono essere infatti trasferiti, dal donatore al ricevente, agenti biologici come i virus delle epatiti virali di tipo B e C, e il virus HIV responsabile dell’AIDS. Per la trasfusione di sangue intero o di emocomponenti, la qualità e la sicurezza dei prodotti dipendono essenzialmente dall’accurata selezione dei donatori, dal loro controllo, dall’esecuzione dei test più sensibili per individuare le patologie trasmissibili, dal buon uso del sangue e dagli standard di sicurezza di cui il servizio trasfusionale è dotato.Per la trasfusione di emoderivati sono molto importanti altri fattori:

- la provenienza del plasma

- i procedimenti impiegati dall’industria sia per la produzione di emoderivati che per l’inattivazione virale degli stessi (high driver, solventi, detergenti).

L’uso di sangue a pagamento, oltre che per problemi etici, deve essere rifiutato perché aumenta il rischio trasfusionale; in Italia è perseguibile per legge in base all’art. 17 L. 107/90. Il rischio è più basso laddove il prelievo venga effettuato su popolazioni controllate, in centri igienicamente sicuri e con tecnologie adeguate (Direttive del Consiglio d’Europa).

Per il rene in media 4 trapianti

per il cuore 10 di rossi, plasma e piastrine con picchi di 30/40

per il fegato nelle prima 24 ore: 12 sacche di rossi(16 nei primi 10 giorni)

27 sacche di plasma fresco congelato(35 nei primi 10 giorni)

2 sacche di piastrine(5 nei primi 10 giorni)

si possono raggiungere punte di 160/170 sacche di rossi, 290/300 di plasma e 140 di piastrine per interventi particolarmente impegnativi.

per il midollo osseo da 50 a 80 di rossi, plasma, piastrine, ed immunoglobine, con picchi di 200/300 donazioni ogni terapia (4/5 mesi) prima del trapianto

 

E' vero, donare il sangue contribuisce a ridurre il livello di ferro nel sangue.

Secondo alcuni ricercatori, l'apporto di ferro oggi è eccessivo, soprattutto a causa del consumo di carni rosse.

Questo porta alla formazione di radicali liberi, accelera il processo di invecchiamento ed aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.